Grande figlio di p*****a è il terzo spettacolo di Eleazaro e quello che lo proietta nel gotha della drammaturgia, alla sinistra di Carmelo Bene e alla destra – ma leggermente spostato in diagonale di un paio di centimetri – di Gian Maria Volonté. Un trattato di umanità e umorismo - mai volgare - che procede fermo e sicuro nel solco tracciato dal principe della risata: Totò. Spettacolo in costume – l’artista è travestito da se stesso – e completamente privo di fumi e raggi laser, fatta eccezione per quelli procurati all’interno degli spettatori tramite il soffocamento indotto dall’atarassia. Ecco una serie di temi che non verranno assolutamente trattati durante la rappresentazione di quello che i più noti quotidiani nazionali, escluso Il Messaggero, hanno definito “capolavoro”:
- la probabile acquisizione da parte della multinazionale John Deere dell’italiana Carraro Group
- l’utilizzo di liquidi ad altissima pressione nel taglio dei metalli
- la precoce dipartita di Michela Murgia (scrittrice)
Gli introiti verranno devoluti nella loro interezza all’agenzia delle entrate degli Emirati Arabi Uniti.